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Sardegna

FAVETTE E LARDO

Soffriggere in un tegame di coccio la cipollina con il lardo o il guanciale tagliati a pezzetti sottili. Unire le favette sgranate, imbiondire leggermente e continuare la cottura aggiungendo un bicchiere di acqua salata. Quasi a fine cottura aggiungere qualche pezzetto di lardo e la menta sminuzzata a mano.

FAVETTE CON GUANCIALE

Versare l’olio in un tegame, aggiungere il guanciale a dadini e soffriggere per alcuni minuti. Aggiungere la cipolla tritata e portarla a metà cottura. Versare le favette e farle rosolare per alcuni minuti. Bagnare con il vino bianco e sfumare. Aggiungere un mestolo di brodo vegetale e completare la cottura, facendo consumare il sughetto. Servire calde.

FAVETTE CON CIPOLLINI FRESCHI

Pulire i cipollini e tagliarli in rondelle sottili fino a comprendere anche un po’ della parte verde, disporli in un tegame in coccio o a fondo antiaderente e farli soffriggere in olio fino a che diventano leggermente dorati. A questo punto aggiungere le fave, salare e pepare. Soffriggere ancora per qualche minuto e successivamente aggiungere un decilitro di acqua, coprire e lasciar cuocere a fiamma bassa, aggiungendo un po’ d’acqua ogni tanto, man mano che si consuma. Quando le fave saranno cotte, scolare, condire con olio extravergine e pepare.

FAVETTE CON BACCELLO

Scegliere favette giovani e appena colte, lavare accuratamente i baccelli e staccare il filo che unisce le due estremità. Mettere le favette in una pentola con acqua fredda che copra a filo e scaldare a fuoco medio fino all’ebollizione. Ridurre quindi la fiamma e cuocere per un’ora circa. Se durante la cottura l’acqua non fosse sufficiente, aggiungerne altra già calda per evitare che le bucce induriscano. Salare poco prima di scolare.

FAVE LESSE

Mettere a bagno le fave per una notte. Lessarle per circa tre ore in acqua salata abbondante, insieme alla menta e agli spicchi d’aglio. Scolarle e servirle calde, condite con un filo d’olio.
Piatto tradizionale dei poveri, denominato ironicamente “pisci’ (pesce) dal popolino, vergognoso di cibarsi della più povera delle pietanze, e “a collettu”, dal nome del corsetto di pelle dei pastori, che richiama la forma e il colore della buccia delle fave. Costituisce il piatto tipico distribuito durante il percorso di pellegrinaggio della Sagra di maggio di Sant’Efisio.

FAVE BOLLITE

Mettere a cuocere le fave in acqua salata con uno spicchio d’aglio per circa trenta minuti (se si usano quelle secche dovranno essere messe a bagno dalla sera prima).
Scolarle e condirle calde con olio, aglio, peperoncino in abbondanza. Servire tiepide o fredde.

FARINATA CARLOFORTINA

Diluire la farina di ceci in un litro e mezzo di acqua mescolando bene; far riposare per due ore. Aggiungere l’olio extravergine, quattro pizzicate di sale e mescolare bene con un mestolo eliminando la schiuma e gli eventuali grumi di farina ancora presenti. Versare in una teglia, preferibilmente rotonda ben oleata e infornare per circa venti minuti a 200 °C. Servire molto calda.
Pietanza di origini genovesi, è presente da tempo anche a Sassari, dove tuttavia non è mai entrata nella cucina familiare, ma è largamente proposta solo da appositi esercizi specializzati.

FAGIOLINI CON PATATE AL POMODORO FRESCO

Pelare, togliere i semi e tagliare a pezzetti i pomodori. Scottarli in acqua bollente per un paio di minuti. In padella imbiondire l’aglio e la cipolla. Aggiungervi i pomodori e il basilico spezzettato a mano, salare e cuocere per dieci minuti, aggiungendo acqua se necessario.
Unire quindi i fagiolini puliti e spuntati. Dopo cinque minuti aggiungere le patate sbucciate e tagliate a tocchetti. Portare a cottura dopo aggiunta di due bicchieri d’acqua. Salare e pepare a piacere.
Tipico piatto povero della cucina sassarese, molto diffuso un tempo tra i contadini e gli ortolani.

DENTICE AL FORNO ALLA TABARCHINA

Sventrare il pesce, liberarlo dalle pinne e squame, lavarlo e asciugarlo bene, quindi salarlo e peparlo all’interno. Tritare il sedano insieme alla carota raschiata e lavata e metà prezzemolo lavato. Raccogliere il trito in una ciotola, aggiungere tre cucchiai di olio, il succo di mezzo limone e un pizzico di sale. Mescolare bene, poi sistematelo all’interno del pesce. Chiudere l’apertura del pesce con due stecchini. Passare il dentice in un velo di farina, poi adagiarlo in una padella in cui si sarà fatto scaldare mezzo bicchiere di olio sbattuto con il succo dell’altro mezzo limone.

CUCCJULEDDI E MELI

Impastare la farina con poca acqua e lo strutto, stendere in una sfoglia sottile e ritagliare con apposito utensile (“rutigliu”) tanti rettangoli lunghi dieci centimetri e larghi tre centimetri. Preparare il ripieno facendo bollire il miele, lo zucchero, le noci tritate, il limone, l’arancia e i mandarini, con il garofano, la cannella e la saporita e per ultimo il pane grattugiato.