La voglia di ripartire con grande vigore
Questo stato di cose terminerà. Attendiamo con pazienza.
Cari Accademici, il numero di “Civiltà della Tavola” che state leggendo è il frutto della dedizione e delle capacità professionali della nostra redazione, della grafica e della Segreteria di Milano che, lavorando in smart working, sono riuscite a consegnare alla tipografia, e quindi alle poste e ai corrieri, la nostra rivista che è completa in ogni sua parte. È un prezioso contributo a far sentire vicini tra loro tutti gli Accademici. I prossimi numeri saranno, purtroppo, via via più esili data la mancanza quasi totale delle attività accademiche che, a partire dal mese di marzo, si sono azzerate in Italia, in Cina e in molte altre parti del mondo.
Questa pandemia sta colpendo in modo duro, violento e inaspettato ogni attività associativa oltre che moltissime categorie economiche, anche con esiti drammatici. Poco ci conforta oggi ricordare che nel XIV secolo la Peste Nera causò in Europa oltre 20 milioni di morti e che dopo questo evento drammatico ci fu il Rinascimento. È, comunque, bene sapere che la famosa Peste del 1630, cosiddetta “Manzoniana” perché descritta nei Promessi Sposi, fece oltre 1 milione di vittime solo nell’Italia settentrionale. Nel secolo scorso, tra il 1918 e il 1920, ci furono tra i 50 e i 100 milioni di morti, di cui 600 mila in Italia. Più recentemente, nel dopoguerra, ci sono state l’Asiatica nel 1957, con 30mila morti in Italia, e nel 1968 la Hong Kong o “spaziale” con 13 milioni di persone contagiate in Italia e 20.000 morti. E poi SARS, Ebola, Suina, Aviaria. A proposito di Aviaria o “febbre dei polli”, l’Oms aveva profetizzato almeno 1 milione di morti, ma a dispetto degli esperti, che l’avevano paragonata alla Spagnola, le morti furono qualche centinaio. Molti di noi hanno l’età per poter ricordare, più o meno, gli eventi del ’68-’69, parecchi dei quali politico-culturali ma non certo il marasma mediatico dei giorni nostri, eppure le morti furono oltre 20mila. La vita oggi vale più di un tempo, ma valgono molto di più la stampa, la televisione, internet e la politica. Il quotidiano “La Stampa”, nel 1957 (30mila morti), titolava “Il terrore per una gentile influenza” e ancora “Si parla di un flagello nazionale mentre si tace sui 10.000 morti annuali sulle strade”.
Per la cronaca, oggi i morti per incidenti stradali si sono ridotti a poco più di 3.000 e quelli per tutte le cause sono circa 1.800 al giorno. Tale deprimente panorama sta solo a dimostrare che questo stato di cose terminerà. Oggi gli interventi sono massicci e la cura per la persona è grande. Attendiamo pazienti. I ristoranti ci aspettano con una voglia pazzesca di ricominciare; le nostre riunioni conviviali vedranno una partecipazione massiccia ed entusiasta. I nostri Delegati stanno tirando il freno e non vedono l’ora di ripartire con grande vigore. Viva l’Accademia Italiana della Cucina!
Paolo Petroni
Presidente dell'Accademia