New York, come la California, vieta la vendita di foie gras
In Italia, come nella maggior parte dei Paesi europei, è vietata la produzione, ma purtroppo non la vendita.
È recente la notizia che a partire dal 2022, nella città di New York, sarà vietata la somministrazione e la vendita, in tutti i ristoranti e nei negozi di alimentari, del foie gras, il fegato grasso di anatre e oche prodotto con metodi inaccettabili. La decisione, purtroppo non immediata, è stata fortemente caldeggiata dal sindaco Bill de Blasio e segue quelle emanate da tempo in California e a Chicago. Il provvedimento colpirà un migliaio di ristoranti per lo più francesi e molti chef si preparano a dare battaglia spalleggiati dai produttori locali. Facciano pure, resta il fatto che la produzione di questo alimento è intollerabile.
Il foie gras è infatti prodotto tramite l’ingozzamento forzato di anatre e oche, il cosiddetto gavage, che sono anche costrette a vivere in gabbie anguste che non consentono l’apertura delle ali. In tal modo si determina l’ingrossamento abnorme del fegato, fino a 10 volte più del normale, a causa della steatosi epatica. Il foie gras subisce attualmente restrizioni in tutti i Paesi dell’Unione Europea (tranne in Francia, ovviamente) e in India, Israele e Gran Bretagna. I Paesi proibiscono la produzione ma, con ipocrisia, accettano il commercio del prodotto importato, avallando così la presenza di foie gras nei menu dei ristoranti e nei negozi. Tra questi Paesi figura l’Italia, anche se fortunatamente quasi tutte le catene di supermercati hanno tolto il prodotto dagli scaffali. L’importazione è sempre, però, molto elevata. La Francia è il principale Paese produttore e consumatore di foie gras di anatra e di oca (circa il 70%): il 96% è costituito da fegato di anatra e il resto da quello di oca. L’Unione Europea riconosce il foie gras prodotto secondo i metodi tradizionali nella Francia sud-occidentale, con Denominazione di origine protetta. L’Ungheria è il secondo produttore nel mondo. Buoni produttori sono anche la Bulgaria, il Canada, gli USA e, tanto per cambiare, la Cina.
Il foie gras, purtroppo, non è il solo prodotto da eliminare dalle nostre tavole. Ricordiamo gli ignobili allevamenti intensivi di polli, i salmoni d’allevamento, le pinne di pescecane, la lingua di balena, il tonno rosso, il novellame di pesci quali i bianchetti e le cieche, gli uccelli di passo.
Agli Accademici ricordo l’importante articolo 5 del nostro Codice Etico. “L’Accademia respinge ogni forma di maltrattamento degli animali allevati o detenuti per la produzione o catturati (inclusi pesci, crostacei e molluschi) e aderisce alla Convenzione europea sulla protezione degli animali negli allevamenti. L’Accademia esclude l’impiego gastronomico di specie protette e vietate dalla legislazione europea e italiana”.Possiamo tranquillamente festeggiare e fare onore alle nostre mense senza cibi che provengono da metodi che producono sofferenze agli animali, anche se essi si trovano in Francia e in altri Paesi.
Paolo Petroni
Presidente dell'Accademia