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L’Accademia deve essere pronta per le sfide degli anni Duemila

Nata nel “Secolo breve”, deve porre attenzione ai temi di oggi e di domani, con nuovi strumenti e nuovi criteri.


L’età media degli Accademici di oggi coincide, più o meno, con la data di nascita della nostra Associazione: siamo attorno agli anni Cinquanta del “Secolo breve”. Già, il 1900 è stato chiamato così dallo storico britannico Eric Hobsbawm. Un secolo drammatico e meraviglioso, volato via rapidamente con le sue contraddizioni e le sue straordinarie evoluzioni. È iniziato con “l’età della catastrofe”, con una sorta di guerra dei Trent’anni, con due guerre mondiali consecutive terminate nel 1945. A essa ha fatto seguito “l’età dell’oro” dal 1946 al 1973. Sono gli anni della maggior parte di noi Accademici. Anni entusiasmanti di grandi sviluppi economici, tecnologici, scientifici e, soprattutto, di grandi speranze per i giovani di allora. L’Accademia Italiana della Cucina, come i suoi Accademici di oggi, è nata in quegli anni magici, irripetibili. Qui restano le nostre radici e i nostri cuori. Oggi, tuttavia, dopo eventi di portata planetaria come la dissoluzione dell’Unione Sovietica, la caduta del muro di Berlino, la fine della guerra fredda, le guerre del Golfo e del Medio Oriente, con il terrorismo e la globalizzazione dell’economia, ci troviamo negli anni 2000, storditi, con i nostri figli e nipoti privi delle speranze dei genitori. Per la prima volta una generazione si avvia a un peggioramento della vita rispetto a quella precedente. In questo contesto storico, la nostra cucina, anch’essa con radici e cuore nel secolo scorso, si trova a vivere in un contrasto fortissimo tra una rinata nuova cucina, tutta spettacolo e tecnica, e la tradizione ammodernata. Emblematico del clima attuale è quanto avvenuto al MoMa di San Francisco, dove lo chef tre stelle di Alba, Enrico Crippa del ristorante “Piazza Duomo”, ha creato ricette dedicate a pittori e scultori contemporanei. Piatti bellissimi da vedere, creati con estro e capacità. Per molti americani, e, soprattutto, per i milionari californiani, l’immagine dell’Italia a tavola è cambiata molto. In meglio. Dimenticati gli spaghetti con meat balls, adesso vagheggiano tour enogastronomici nelle Langhe e nel Chianti a prezzi stratosferici. Tuttavia l’Accademia non resta zavorrata da un passato di piatti della nonna mal cucinati e mal serviti. Si percepisce ovunque un passaggio generazionale vivace, attento, preparato. Cultura non è solo sinonimo di ricerca del passato e studio polveroso di temi consunti, ma deve essere attenzione ai temi dell’oggi e del domani. Nessuno può ridarci l’età dell’oro, ma le sfide degli anni Duemila, nei quali siamo immersi, ci debbono trovare pronti per portare avanti, con lo stesso entusiasmo, i sogni dei nostri fondatori con nuovi strumenti e nuovi criteri.   

 Paolo Petroni
Presidente dell'Accademia

 

Marzo 2018