Grande è la confusione sotto il cielo
La situazione attuale è eccellente solo per il coronavirus.
”Grande è la confusione sotto il cielo”, affermava Mao Zedong, “quindi la situazione è eccellente!”. Mao si riferiva al caos della società cinese, all’inizio degli anni Sessanta, che avrebbe favorito il suo moto rivoluzionario. Oggi, invece, la grande confusione che viviamo favorisce gli scontri politici e sociali e rende la situazione eccellente solo per il coronavirus. Non si era mai visto, nemmeno 8 mesi fa, un caos di tali dimensioni. Tutti contro tutti. Un guazzabuglio di pseudoscienziati cosiddetti esperti, politicanti, amministratori, giornalisti che straparlano e si contraddicono da un giorno all’altro. In una celebre riunione ministeriale, un membro chiede il coprifuoco a partire dalle ore 18, un altro propone le 20, un altro ancora le 23, alla fine decidono, tanto per stare nel mezzo, per le 22. Su quali dati decidono? Così, a occhio? C’è da rabbrividire.
Abbiamo più volte detto che i dati statistici, che quotidianamente ci tormentano, sono solo una parte della verità, quelle che mancano sono molte altre informazioni quali l’età, le malattie concomitanti, ma prima fra tutti l’origine o fonte del contagio. Ci sono questi dati? Senza tali evidenze come si può decidere cosa fare? Perché chiudere i ristoranti e i bar alle 18 e non alle 19? Perché chiudere le pasticcerie e lasciare aperti i fornai? Perché chiudere i centri estetici e lasciare aperti i parrucchieri? Perché chiudere cinema e teatri? Si va anche in questi casi a fiuto? In particolare i nostri ristoranti sono stati oggetto di limitazioni molto stringenti: distanze tra i commensali, sanificazioni, mascherine, tavoli contingentati. Non è servito a nulla. Si chiude alle 18: prima il virus dorme, dopo infetta. E in tutto questo marasma spuntano sempre gli imbecilli che propongono di rinchiudere in casa, per proteggerli, i cosiddetti anziani, perché sono quelli che muoiono di più. Chi l’avrebbe mai detto! Senza parlare dello sprezzo per il ridicolo, tipo emettere un decreto per “ristorare” i “ristoratori”. Oppure cambiare il tricolore in rosso, arancione e giallo. Prima c’era il verde, ma dava troppo l’idea di pace e tranquillità, quindi si trasforma in giallo.
La divisione è fatta tramite un algoritmo, affermano, quindi con metodo scientifico. È bene chiarire che l’algoritmo è una trappola pseudoscientifica che serve a giustificare scelte meramente politiche o personali. Infatti, per definizione, l’algoritmo è un procedimento che risolve problemi in base a delle istruzioni. Basta cambiare gli elementi del calcolo e le istruzioni e il risultato cambia. Oggi quando si vuole far credere che le decisioni vengono prese da un elaboratore e non a capocchia si parla di algoritmo, nessuno sa cosa sia e come funzioni e tutti zitti. Siamo consapevoli che la situazione è pesante in tutto il mondo, ma i sacrifici si farebbero più volentieri se fossimo convinti della loro utilità e le decisioni fossero prese sulla base di informazioni vere e affidabili. Anche i Carabinieri, dopo moltissimi anni, hanno abbandonato il loro vecchio motto: “Usi obbedir tacendo, e tacendo morir”, preferendo un meno impegnativo e meno truce “Nei secoli fedele”.
Paolo Petroni
Presidente dell’Accademia