Da Flavio al Velavevodetto
Delegazione:
ROMA EUR
Comune:
ROMA
Provincia:
Roma
Indirizzo:
Via di Monte Testaccio, 97
CAP:
00100
Telefono:
06 5744194
Giorno di chiusura:
domenica sera da ottobre a maggio, sabato e domenica a pranzo da giugno a settembre
Ferie:
15 ago e 25 dic
Gestione (Nome/ragione sociale):
dal 1996 Lavinio e Alessia Andreini; dal 2011 si è aggiunto Flavio De Majo
In cucina:
Rocco Di Giandomenico
Costo:
€€ - da 36 a 45 euro
Coperti:
150
Coperti in più all’aperto:
50
Parcheggio:
Comodo
Notizie di particolare interesse:
Ricavato lungo una parete del Monte dei Cocci, questo locale, gestito dal 1996 dai fratelli Lavinia e Alessio Andreini e dal 2011 anche da Flavio De Maio, presenta le due sale interne impreziosite dalla vista degli antichi frammenti stratificati di anfore romane, creando un ambiente veramente unico.
Locale tipico del quartiere di Testaccio, votato alla semplice e saporita cucina romanesca del quinto quarto, propone piatti classici e stagionali, nel più rigoroso rispetto della tradizione: martedì e venerdì pesce (fritto di paranza, ricciola e baccalà), giovedì coratella e gnocchi, sabato trippa, abbacchio nei giorni di festa.
Locale tipico del quartiere di Testaccio, votato alla semplice e saporita cucina romanesca del quinto quarto, propone piatti classici e stagionali, nel più rigoroso rispetto della tradizione: martedì e venerdì pesce (fritto di paranza, ricciola e baccalà), giovedì coratella e gnocchi, sabato trippa, abbacchio nei giorni di festa.
Piatti tipici:
ravioli di ricotta e spinaci
rigatoni con sugo di coda alla vaccinara
tonnarelli cacio e pepe
abbacchio al forno con patate
broccoletti di rape (cicoria) ripassati in padella
torta di ricotta e pere
rigatoni con sugo di coda alla vaccinara
tonnarelli cacio e pepe
abbacchio al forno con patate
broccoletti di rape (cicoria) ripassati in padella
torta di ricotta e pere
Piatto da non perdere:
rigatoni alla carbonara
Nome della ricetta:
rigatoni alla carbonara
Ingredienti:
4 uova
400 g di rigatoni
300 g di guanciale
1 dl di olio e.v.o.
½ bicchiere di vino bianco secco
1 bottiglia di acqua minerale effervescente naturale (Acqua di Nepi)
pecorino romano: q.b.
sale e pepe nero: q.b.
(dosi per 4 persone)
400 g di rigatoni
300 g di guanciale
1 dl di olio e.v.o.
½ bicchiere di vino bianco secco
1 bottiglia di acqua minerale effervescente naturale (Acqua di Nepi)
pecorino romano: q.b.
sale e pepe nero: q.b.
(dosi per 4 persone)
Procedimento:
Rosolare in padella il guanciale a pezzi con un filo di olio extra vergine di oliva fino a farlo diventare lucido. A questo punto sfumare con due dita di vino bianco fino ad evaporazione e mettere da parte. Prima di proseguire oltre occorre che Il guanciale si freddi.
Nella stessa padella rompere poi un uovo a persona e aggiungere l’Acqua di Nepi. Battere con una forchetta per creare un’emulsione.
Non appena la pasta, messa a cuocere, è al dente scolare. Sarà così arrivato il momento di dedicarsi – letteralmente – alla padella.
Aggiungere la pasta nella padella (con l’emulsione di uova, acqua e guanciale preparata precedentemente), pepare e portare sul fuoco avendo cura di compiere due movimenti alternati: ruotare per amalgamare e saltare per incamerare aria così da far gonfiare le proteine dell’uovo anche grazie al contributo dell’anidride carbonica rilasciata dall’acqua minerale.
Potremmo dire di continuare così sul fuoco per circa 4 minuti ma, come ribadisce giustamente Flavio, il giudice qui non è il tempo ma la consistenza dell’uovo. La padella va tolta dal fuoco quando l’uovo è diventato crema, ossia è arrivato a quel punto esatto di cottura tra liquido e frittata. Nessuna distrazione dunque in quel preciso attimo che dura pochi secondi, pena la distruzione di un’opera d’arte.
E quando la crema è fatta, allontanarsi dal fuoco e incorporare a manciate il pecorino: non sul fuoco, attenzione. Altrimenti si paga pegno con formaggio sciolto e ricomposto a tocchi che impera nel piatto. Aver cura di farlo con energia.
Nella stessa padella rompere poi un uovo a persona e aggiungere l’Acqua di Nepi. Battere con una forchetta per creare un’emulsione.
Non appena la pasta, messa a cuocere, è al dente scolare. Sarà così arrivato il momento di dedicarsi – letteralmente – alla padella.
Aggiungere la pasta nella padella (con l’emulsione di uova, acqua e guanciale preparata precedentemente), pepare e portare sul fuoco avendo cura di compiere due movimenti alternati: ruotare per amalgamare e saltare per incamerare aria così da far gonfiare le proteine dell’uovo anche grazie al contributo dell’anidride carbonica rilasciata dall’acqua minerale.
Potremmo dire di continuare così sul fuoco per circa 4 minuti ma, come ribadisce giustamente Flavio, il giudice qui non è il tempo ma la consistenza dell’uovo. La padella va tolta dal fuoco quando l’uovo è diventato crema, ossia è arrivato a quel punto esatto di cottura tra liquido e frittata. Nessuna distrazione dunque in quel preciso attimo che dura pochi secondi, pena la distruzione di un’opera d’arte.
E quando la crema è fatta, allontanarsi dal fuoco e incorporare a manciate il pecorino: non sul fuoco, attenzione. Altrimenti si paga pegno con formaggio sciolto e ricomposto a tocchi che impera nel piatto. Aver cura di farlo con energia.
Valutazione: